In Italia non si conoscono le mezze misure. O tutto o niente, verrebbe da dire di fronte al nuovo decreto legislativo, varato dal Governo il 24 maggio, che impone precise regole all’attività dei cosiddetti ‘compro oro’. L’obiettivo della norma, condiviso da Confartigianato, è quello di controllare il settore per combattere pratiche illegali e rischi di riciclaggio. Ma la legge ha ecceduto e ha incluso anche gli orafi artigiani tra i soggetti che devono rispettare i rigorosi obblighi imposti a chi svolge soltanto attività di compravendita di metalli e oggetti preziosi.

Durante il dibattito parlamentare che ha preceduto l’emanazione del decreto, il Presidente di Confartigianato Orafi, Andrea Boldi, è intervenuto in audizione alla Camera e al Senato proprio per chiedere sì una legge che disciplinasse i compro oro, ma senza caricare di nuova burocrazia gli orafi artigiani che svolgono attività di compravendita di oro usato soltanto in forma marginale e occasionale.

Una posizione quella di Confartigianato, accolta e condivisa dalle Commissioni di Camera e Senato. Ma alla fine ha prevalso la linea dura e il nuovo decreto assesta un brutto colpo al settore dell’oreficeria artigiana.

Andrea Boldi, Presidente di Confartigianato Orafi, che si è battuto in Parlamento in difesa delle imprese artigiane, commenta così il provvedimento: “Siamo profondamente delusi perché in Parlamento abbiamo abbondantemente motivato le richieste di distinzione all’interno delle categorie merceologiche. Con questa legge, dietro un’ottima finalità, in realtà si raggiunge l’effetto opposto. Confartigianato continuerà a dire la verità, comunicheremo ai cittadini che quella che era una legge dedicata all’antiriciclaggio rischia di mettere in gravissima difficoltà gli operatori economici. Visto che in Italia è difficilissimo arrivare alle leggi, ma è ancora più difficile cambiarle, vogliamo almeno impedire che qualcuno speculi politicamente facendosi bello con una norma che, in realtà  fa molto male agli artigiani”.  “L’impostazione – continua il Presidente Boldi – che vede l’imprenditore privato come potenziale delinquente non è ancora superata e quando si legifera spesso si parte da questo pregiudizio profondamene sbagliato. Forse, il giorno in cui non si saranno più imprenditori privati, ci si accorgerà dell’errore commesso”.