L’analisi delle ultime previsioni della Commissione europea evidenzia che nel 2017 l’Italia ha il tasso di crescita del PIL dell’1,5%, di oltre un punto inferiore al 2,7% registrato dalla media dell’Unione europea. Come è ben noto in letteratura, sulla capacità di crescita di una economia influisce la qualità dei servizi pubblici. In questa prospettiva il ritardo dell’Italia evidenzia la necessità di ulteriori riforme per elevare l’efficienza e l’efficacia all’offerta dei servizi pubblici, riducendo la pressione burocratica.
L’esame degli ultimi dati di Eurobarometro della Commissione europea sulla qualità percepita dei servizi pubblicievidenzia che l’Italia è agli ultimi posti nella classifica dell’Unione europea. A fronte del 53% di cittadini dell’Unione europea che giudicano buona la fornitura di servizi pubblici nel proprio paese, la quota è quasi dimezzata (28%) per l’Italia, collocandola al 27° posto in UE; condizioni peggiori si riscontrano solo in Grecia. A tal proposito va evidenziato che sono proprio i due Paesi dell’Unione che hanno accumulato un più alto rapporto tra debito pubblico e PIL – Italia con il 131,8% e Grecia con il 178,6% sono al top del ranking europeo – a non aver orientato le risorse del bilancio per consolidare la qualità e la quantità dei servizi pubblici offerti a famiglie e imprese e presentando condizioni di contesto più fragili, caratterizzate da una elevata burocrazia. Alla bassa qualità dei servizi non concorre una scarsità di personale della PA: la comparazione europea della spesa per funzioni evidenzia che nel 2016 la spesa per dipendenti per l’erogazione dei servizi pubblici generali in Italia è dell’1,3% del PIL, in linea con la media UE (1,3%) mentre in Grecia addirittura raggiunge il valore massimo (2,4% del PIL) tra tutti e 28 i Paesi dell’Unione.
In parallelo le piccole imprese del settore privato, esposte alla concorrenza internazionale in Italia mostrano una maggiore efficienza nonostante la bassa qualità dei servizi pubblici: in cinque anni la produttività delle piccole imprese manifatturiere italiane sale più di quella dei competitor di analoga dimensione in Francia e Germania.