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“Deve essere cancellato l’emendamento al decreto del fare che rischia di dare il colpo di grazia a molte imprese già messe a dura prova da una crisi che sembra non avere fine”. Lo denuncia il presidente di Rete Imprese Italia, Ivan Malavasi.

Approvato ieri dalle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera, questo emendamento dispone che tutte le imprese appaltatrici e subappaltatrici, al fine di ottenere il pagamento dal proprio cliente appaltatore, sono costrette a chiedere all’ufficio provinciale dell’Agenzia delle entrate di competenza il “Documento unico di regolarità tributaria”, destinato ad attestare l’assenza di debiti tributari alla data del pagamento.

“Con un procedimento paradossale – sottolinea Malavasi – si chiede alle imprese di comunicare periodicamente all’Agenzia delle entrate i dati delle buste paga al fine di consentire alla stessa Agenzia di accertare che le imprese sono in regola con il fisco”.

La novità introdotta dall’emendamento appare tanto più incomprensibile in quanto è inutile ai fini delle verifiche sul corretto versamento delle ritenute. L’obbligo per le imprese di versare le ritenute è indipendente dal diritto del contribuente di scomputarle dalla propria dichiarazione, una volta ottenuta la certificazione. E gli interessi dei lavoratori a ottenere salari e contributi contrattuali sono integralmente tutelati da un’analoga norma del “decreto Biagi”.

“Nel momento in cui le imprese chiedono semplificazione burocratica come il pane – osserva Malavasi – e in quasi tutti gli Stati europei si stanno tagliando tempi e costi della burocrazia, nel nostro Paese avviene l’esatto contrario. Non solo. Dopo che le imprese hanno inequivocabilmente dimostrato come l’istituto della responsabilità solidale negli appalti non funzioni – conclude Malavasi – lo si è ingarbugliato ancora di più”.